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Questa poesia fu scritta riferendomi al Ponte delle Torri di Spoleto, ponte di età romanica (acquedotto) alto circa novanta metri, che collega il Monteluco alla città. E' sormontato da un lato da una collina dove erge, alla sua sommità, "La Rocca Albornoziana" usata allora come carcere per ergastolani.


Al centro del ponte c'è una lunetta utile per ammirare il maestoso panorama ma, purtroppo e spesso, usata da persone suicide che salivano sulla balaustra e si buttavano di sotto schiandosi nel greto del torrente Tessino sottostante.


A questi suicidi assistevano spesso desolati ergastolani che, aggrappati alle inferriate, passavano il tempo vissuto in cella a rimirare il volo degli uccelli. Erano loro che davano l'allarme.


Così ho immaginato questo ragazzo scacciato dalla sua ex che, ciondolando e camminando lento sopra il ponte, ripeteva tra se e se una frase che sembra banale... "perchè mi lasci Maria mia bella, trascurando quest'animo in subbuglio" in contrasto con la gravità del gesto che poi racconto nel successivo capoverso.

ponte torri