Giovanni Scanavacca
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“... sai, tesoro, c’è un gran silenzio qui. La notte siamo sospesi fra terra e cielo. Le stelle paiono più vicine e il vento si quieta per cedere il passo a una brezza leggera. Sono momenti fugaci eppure significativi.
So che Dio è nella brezza leggera e che qui la sua mano si è fermata un po’ di più a fare queste montagne che la notte rende indistinte seppure presenti.
Siamo operatori di pace travestiti da portatori di guerra, ma il nostro è un compito importante. Se Yusuf riuscirà a guarire si potrà provare a consolidare la collaborazione... chissà... servirà tempo, o solo un attimo, chi lo sa? Qui pare che nulla possa cambiare per l’eternità e, contemporaneamente, tutto possa trasformarsi nel volgere di un secondo...
Siamo qui per un’idea in apparenza insignificante. L’idea che ci guida è come il vento che soffia sul deserto: può andare lontano, può abbattere gli alberi, far giocare i bambini o solo far suonare le canne, ma nessuno lo può incatenare. Siamo al servizio del vento delle idee e come il vento dobbiamo portare dei piccoli semi per far nascere le foreste. La salute di Yusuf deve essere il nostro piccolo seme. Questo è lo spirito che guida gli operatori di pace.”
Sia il vento leggero a toccare il cuore dei rapitori di Franco e dei suoi compagni. Yusuf, che più o meno ha l’età del mio Leonardo che tutti vedete, è già qui e stamattina ha cominciato le cure per la sua malattia. Prego chi di dovere di avvisare che non abbiamo intenzione di rinunciare a offrire a uno, dieci, cento Yusuf la possibilità di vivere sani sulle loro montagne o ovunque.”
L’appello ai rapitori si concluse di colpo e fu proprio Leonardo per primo a battere le mani. Timidi anche i giornalisti fecero il loro applauso. L’operatore fu l’unico a notare il particolare più importante: Anna, Occhi di ghiaccio, stava piangendo. E l’immagine andò nell’etere.
Quello sguardo fu visto da Ramirez e Francesca per i quali cominciarono i dubbi su un giudizio affrettato. Alberto ritrovò gli occhi che l’avevano fatto innamorare. I concittadini si guardarono l’un l’altro senza riuscire a commentare.
E l’appello risuonò.
Dai minareti i muezzin urlarono la loro nenia ed esortarono.
E il vento del deserto soffiò forte per spegnere i fuochi dell’odio.
Servirono dei giorni.